Lunedì e Martedì, in qualità di relatrice del Senato sull'Indagine conoscitiva sulla sindrome HIV, sono stata a Bruxelles al Parlamento Europeo per un importante meeting.
Quella dell'HIV/AIDS permane una questione di estrema delicatezza che non è per nulla rientrata, al contrario, si è abbassata l'attenzione dell'opinione pubblica su questo problema e questo è, senza dubbio, un fatto grave.
Oggi l'HIV è una malattia che contagia sempre più le donne e, un dato molto allarmante, è quello del sommerso: tutte quelle persone che si presume siano state infettate e per le quali hanno una diagnosi precisa. Sono ben 40000.
Ci si deve quindi porre come obbiettivo primario la prevenzione e l'assistenza: vere cure per sconfiggere questa terribile patologia. Dal Rapporto Euro HIV Index, l'Italia risulta in ventisettesima posizione rispetto ai ventinove paesi europei esaminati sulla base quattro parametri chiave rispetto alla prevenzione e alla cura dell'HIV. Un triste primato.
Come si sono comportati i paesi più virtuosi? In primis hanno migliorato la comunicazione, investendo soprattutto su giovani e immigrati, curandosi che l'informazione sia costante e, soprattutto, capillare.
Su questo aspetto, purtroppo, l'Italia è ancora carente.
L'incontro con gli altri Parlamentari Europei e la pianificazione, con loro, dei prossimi passi in questa lunga battaglia, fa parte di un percorso già avviato nel 2008 e che si pone come traguardo un nuovo "approccio culturale alle politiche riguardanti l'HIV".
Un obbiettivo di sicuro ambizioso ma che abbiamo il dovere di perseguire per tutelare al meglio la salute delle nostre comunità e dei nostri cittadini.
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