venerdì 31 dicembre 2010

Il problema dei Consorzi Intercomunali per i Servizi Socio Sanitari (C.I.S.S.)

Ultimo atto della mia attività, prima della chiusura dell'Aula per le festività Natalizie, è stato la presentazione di una interrogazione al Ministro della Salute per sollecitare un'azione di risposta alle gravissime criticità a cui vanno incontro i Consorzi per i servizi Socio Sanitari piemontesi.
In Piemonte c'è una forte difficoltà nel pianificare il proseguimento dell'attività dei consorzi al fianco dei comuni e si sta ancora attendendo la definizione degli stanziamenti forniti dalla Regione per questo scopo.
A rischio sono i cittadini serviti da questa realtà e, come ovvio, coloro che operano in esse: tanti lavoratori che in un periodo così difficile posti in una situazione di ancor maggiore incertezza.
La soluzione che si profila all'orizzonte è il ricorso, da parte dei comuni, alle ASL al fine di lasciar loro l'erogazione dei servizi sociali: una soluzione, a mio avviso, priva di futuro.
Le preoccupazioni sorte tra i lavoratori, i cittadini e dallo stesso Presidente del Consorzio, mi hanno spinto a fare questa interrogazione cercando di mantenere alta la guardia sul sociale perchè, oggi come oggi, di tutto abbiamo bisogno tranne introdurre confusione e indeterminatezza in quello che resta un settore delicato e a diretto contatto con storie di famiglie, uomini e donne, in grande stato di bisogno.
Sarà quindi mia premura sollecitare il ministro, alla ripresa dei lavori parlamentari, affinché venga data una risposta.

Si allega testo dell'interrogazione presentata:

BIONDELLI - Al Ministro della salute - Premesso che:
la Regione Piemonte, con legge regionale n. 1 dell'8 gennaio 2004, aveva provveduto ad applicare, per quanto di propria competenza, le previsioni normative contenute nella legge 8 novembre 2000, n. 328, recante "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali";
in particolare, per quanto riguarda le forme gestionali, viene esplicitamente previsto (art. 9, comma 1) che: "La Regione individua nella gestione associata, ed in particolare in quella consortile, la forma idonea a garantire l'efficacia e l'efficienza degli interventi e dei servizi sociali di competenza dei comuni";
considerato che:
sulla base di tale previsione normativa, in Piemonte risultano operanti 56 soggetti istituzionali (Comuni singoli e associati, Comunità montane, e Consorzi dei Comuni) che offrono prestazioni e servizi socio-assistenziali ai cittadini;
dal punto di vista dei finanziamenti, nel quinquennio 2005-2009 si è assistito ad un progressivo incremento del fondo regionale per le politiche sociali (2005: 54.882.647 euro; 2009: 81.000.000 euro);
con legge regionale 3 agosto 2010, n. 18, l'attuale Giunta ha operato una complessiva riduzione degli stanziamenti disponibili di parte corrente per l'anno 2010 di 12 milioni di euro, pari a circa il 15 per cento del totale;
inoltre, la stessa Regione Piemonte - a tutt'oggi - non ha ancora assicurato i finanziamenti agli enti gestori previsti nel bilancio 2010, nonostante diverse sollecitazioni formulate anche tramite l'ANCI regionale;
tale situazione, come è del tutto evidente, crea gravi difficoltà gestionali nel presente e revisionali per l'immediato futuro, stante l'incertezza e l'impossibilità per i Comuni di integrare con proprie quote l'importo mancante;
a tale aspetto di confusione sul versante economico-finanziario, vanno ad aggiungersi ulteriori elementi di grave incertezza: 1) il nuovo piano socio-sanitario più volte genericamente annunciato dalla Giunta regionale in sede di conferenze stampa ad oggi è sconosciuto alle altri parti politiche rappresentate in Consiglio nonché alle parti sociali; 2) il competente Assessore regionale ha formulato, verbalmente, una proposta che prevede il trasferimento dei servizi sociali, attualmente svolti dai consorzi, alle ASL nell'ambito della riorganizzazione sanitaria, determinando preoccupazione sulla sorte di quei servizi sociali che non rientrano nell'ambito dell'integrazione socio-sanitaria e che attualmente i Comuni hanno delegato ai consorzi; 3) la Direzione politiche sociali dà indicazioni agli enti gestori, sempre verbalmente, di procedere verso un superamento dell'attuale forma dei Consorzi di Comuni per approdare all'Unione dei Comuni, giustificando tale scelta con un risparmio economico dovuto al non pagamento delle indennità dei componenti dei Consigli di amministrazione dei Consorzi;
ritenuto che:
è in corso di emanazione il piano sanitario della Regione Piemonte, per cui nessuno dei destinatari, ivi compresi organizzazioni politiche ed associazioni sindacali, può conoscerne i contenuti;
i provvedimenti adottati dalla stessa Regione con la legge 3 agosto 2010, n. 18, già indicano un percorso di tagli improvvidi al settore socio-assistenziale, tanto da porre ulteriori oneri finanziari ai Comuni, da cui deriva la presa di posizione dell'ANCI;
tali tagli si commisurano eventualmente in un risparmio sulle indennità dei componenti dei Consigli di amministrazione dei consorzi, ben poca cosa a fronte di problematiche ben più evidenti;
il Piano sanitario nazionale poco o nulla dice in merito al settore socio-assistenziale,
si chiede di conoscere quali iniziative o provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda adottare sulla problematica socio-assistenziale, dato che, in mancanza di linee guida o direttive, le Regioni, così come sta avvenendo in Piemonte, possono assumere iniziative tali che le lacune nel settore saranno sempre più evidenti e certamente non risolte o risolvibili, facendo gravare gli oneri finanziari su Comuni, già colpiti dalla riduzione dei finanziamenti.

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