lunedì 6 dicembre 2010

Il mio intervento in Aula: Legge di Stabilità e Salute

La legge di Stabilità 2011, ancora una volta, conferma che questo Governo non governa, anzi, con la propria assenza politica reca al Paese ed ai cittadini danni ancora maggiori.
Ancora una volta devo rilevare che il testo si caratterizza per la mancanza di scelte politiche, in questo caso di una politica sanitaria senza un progetto o una qualsiasi programmazione.
Sussiste una estrema indeterminatezza sulle risorse disponibili, anche perché è incerto quali prestazioni sanitarie si possano e si debbano erogare.
Lo stato di previsione del Ministero della salute rappresenta una spesa di solo lo 0,2 per cento dell'intero bilancio dello Stato, in ulteriore diminuzione rispetto al bilancio assestato 2010 (0,4 per cento): rispetto alle previsioni assestate per il 2010 si registra una diminuzione di ben 957 milioni di euro, pari al 43,2 per cento dello stanziamento complessivo.
Ed in tale contesto finanziario, è estremamente preoccupante ed inconcepibile che il Governo, ad oggi, non abbia ancora definito e qualificato i LEA (risalenti al 2001 e mai rivisti dopo la revoca del 2008).
Il mancato aggiornamento dei LEA sta avendo gravi ripercussioni sui cittadini - in particolar modo nelle fasce più deboli - costretti in tutto questo tempo a far fronte da soli alle mancate ed auspicate novità previste nel 2008 e mai entrate in vigore, quali il nuovo «nomenclatore Tariffario delle Protesi dei Presidi e degli Ausili», l'aggiornamento dell'elenco delle malattie croniche e rare esentate dal pagamento del ticket, l'introduzione del vaccino anti papilloma virus contro il cancro alla cervice uterina, l'analgesia epidurale che consente di partorire senza dolore, la diagnosi neonatale della sordità congenita e della cataratta congenita, il potenziamento dell'assistenza odontoiatrica attraverso la visita di controllo per tutti e il trattamento delle urgenze, le cure domiciliari soprattutto per i malati nella fase terminale, i servizi socio sanitari come i consultori familiari, i centri di salute mentale, i servizi di neuropsichiatria per i minori, i servizi per i disabili gravi e quelli per le persone con dipendenze patologiche. Ad un elenco che vuole essere solo indicativo e certamente non esaustivo, è urgente, sottolineo urgente, un aggiornamento anche alla luce dei nuovi bisogni di salute, per prendere in carico alcune patologie trascurate come quelle cronico degenerative, per aggiornare l'elenco delle oltre 5000 malattie rare o per eliminare prestazioni diventate ormai obsolete, ed era coerente con la stipula del nuovo «patto per la salute» siglato nel settembre 2006 che, oltre alla stabilità finanziaria ed alla certezza delle regole, propose di ammodernare e migliorare il nostro sistema sanitario.
Il settore della sanità viene duramente colpito sia per effetto di interventi diretti sulle risorse destinate alla sanità sia indirettamente attraverso i tagli alle politiche sociali, che per effetto della integrazione dei servizi socio-sanitari si riversano necessariamente sulla sanità.
Preciso che, per citare un esempio, in Piemonte i consorzi che supportano i comuni nell’erogare servizi ai disabili stanno per essere smantellati. Questo è l’effetto della nuova giunta regionale!
Non deve sfuggire il ruolo degli Enti Locali anch’essi oggetto di preoccupanti riduzione di risorse finanziarie.
Con la soppressione del Fondo per le non autosufficienze della legge finanziaria 2007, in seguito all'"azzeramento" dei 400 milioni di euro stanziati dalla legge finanziaria per l'anno 2010, si rischia di interferire sui livelli essenziali di assistenza e di "congelare" le differenze esistenti sul territorio del nostro Paese;
La soppressione del Fondo per le non autosufficienze rende ancora più arduo affrontare in modo opportuno la sfida - fondamentale per un sistema di welfare che offra risposte adeguate alla realtà - di creare le condizioni culturali e ambientali affinché le persone con disabilità raggiungano la piena partecipazione sociale, in modo da consentire a questi ultimi forme soddisfacenti di integrazione lavorativa, di mobilità, nonché la possibilità di avere relazioni interpersonali e una soddisfacente partecipazione alla vita sociale;
Nonostante la famiglia rappresenti ancora oggi la principale risorsa a disposizione delle persone disabili e anziane per fronteggiare la propria non autosufficienza e le famiglie con almeno un disabile grave siano circa un milione e mezzo, pari a quasi il 7 per cento delle famiglie italiane, il Governo non ha esitato a sottrarre alle persone non autosufficienti ed alle loro famiglie un aiuto sostanziale per fronteggiare una già complessa situazione.
E’ vero che un governo e la maggioranza hanno la libertà di intervenire con le manovre che più ritengono opportune, ma laddove la libertà è maggiore, maggiore è la responsabilità per non aver saputo o voluto dare le risposte adeguate ai nostri cittadini.

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