Sono passati 11 anni dal lontano 25 novembre 1999, quando è stata istituita la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, eppure i numeri parlano chiaro: 1 donna su 3 nel corso della sua vita subisce violenza fisica, sessuale o psicologica. Questo odioso fenomeno ha ormai assunto, anche nel nostro Paese, i connotati di una vera e propria emergenza nazionale e per questo occorre mettere in campo azioni più incisive di prevenzione e contrasto. Oltre al rigore delle pene, è importante il ripristino del fondo antiviolenza costituito dal governo Prodi che prevedeva 20 milioni di euro per il 2009, 40 milioni di euro per il 2010 e 60 milioni di euro per il 2011 per il programma contro le molestie e le violenze. Occorre stanziare risorse, promuovere politiche a sostegno dei centri antiviolenza e una campagna di informazione sulle strutture e i servizi esistenti. Le cronache di ogni giorno, anche sul nostro territorio, ci impongono di denunciare la gravità del problema, spesso sottovalutato, in un clima culturale di svilimento della dignità femminile. Gli interventi del governo sono del tutto insufficienti.
Non si può continuare a risparmiare sulla pelle delle donne: è una questione di civiltà. Occorrono azioni concrete di sensibilizzazione e promozione della cultura del rispetto che significa, innazi tutto, educare alla diversità, al rispetto del corpo femminile e alla dignità delle donne. Nella nostra società quotidianamente si insidiano messaggi distorti, apparentemente innocui, che rischiano di essere percepiti come normali diventando parte integrante del patrimonio collettivo. Messaggi davvero pericolosi se a diffonderli è chi dovrebbe essere d'esempio per il Paese. Anche per questo dobbiamo dire basta ed iniziare una stagione nuova.
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