giovedì 18 febbraio 2010

IL CASO BERTOLASO, LA CORRUZIONE E GLI APPELLI INASCOLTATI




Sul caso Bertolaso, in questi giorni, sono stati versati fiumi d’inchiostro e, come al solito, esiste una linea di demarcazione che separa coloro che lo proclamano innocente e quelli che invece lo considerano già condannato.

Come invece è più corretto fare, voglio astenermi da ogni giudizio e ribadire che, se esiste un procedimento giudiziario a suo carico, esisterà sicuramente un magistrato che se ne occuperà affinché sia ristabilita la giustizia.

La priorità, oggi come oggi, è confermare la fiducia nella magistratura. Una fiducia che io ho ribadito più volte dalle pagine del mio blog e ai microfoni di coloro che mi hanno intervistata. Una fiducia che confermo ancora oggi.

Allo stesso modo non metto in discussione l’essenzialità e l’indispensabilità della Protezione Civile alla quale va il mio plauso per come hanno saputo gestire, in maniera eccellente, le diverse calamità che hanno colpito il nostro paese negli ultimi anni. Da L’Aquila a Maierato, il panorama sarebbe indubbiamente diverso senza di loro e senza il loro instancabile lavoro.

Non posso però non spendere due parole su un allarme molto preciso che è emerso dai dati che ci ha comunicato la corte dei conti quest’oggi.

Ho avuto modo di confrontarmi, dati alla mano, con l’esperienza di chi ha fatto per anni il prefetto ed è stato, inoltre, alto commissario anticorruzione nel governo Prodi, il Senatore Achille Serra.

Dalla nostra breve discussione è emerso un quadro tutt’altro che confortante. Nell’ultimo anno le denunce per corruzione hanno conosciuto un aumento del 229% e i fatti di concussione sono aumentati del 153%: in parole povere, parlare di tangentopoli al giorno d’oggi non significa fare storia ma, piuttosto, attualità.

La stessa Banca Mondiale e Transparency International, ci descrivono come un paese ad alto rischio di corruzione. Un paese che forse non è ancora uscito da quel periodo nero che ha caratterizzato i primi anni 90.

Dobbiamo riconoscerlo, e mi permetto una nota di sarcasmo misto a rassegnazione, i tempi da allora sono comunque cambiati.

All’epoca i magistrati venivano elogiati e apprezzati perché attori di un rinnovamento che passava attraverso la lotta alla corruzione e a un sistema malato che stava portando l’Italia verso il baratro. Oggi le cose sono diverse: il cittadino comune mal tollera quest’operato perché la magistratura è dipinta, da chi governa, come una nemica del popolo e del bene.

Sono di ieri le parole del Premier: “«Che ci sia una categoria, a spese del contribuente, che perseguita il primo contribuente e il principe della Protezione civile con processi che risultano infondati, è un male dell’Italia. Non si può governare attaccati da pubblici dipendenti quali sono i giudici”

A proposito di corruzione, vorrei comunque ricordare che circa 10 mesi fa, presentai un’interrogazione proprio a proposito dell’Alto Commissariato Anticorruzione. Facevo notare al ministro che, a seguito dei tagli occorsi, l’operato di questo importante ufficio era fortemente compromesso e che la sua attività, sino ad allora impeccabile e ricca di successi, era praticamente paralizzata.

Un ufficio che a pieno regime contava circa 60 collaboratori tra cui funzionari delle forze dell’ordine e magistrati, impegnati in attività investigative e ispettive di altissimo livello, venne bollato dal ministro Brunetta come “spreco” e quindi potato per bene.

Oggi la situazione di questo alto commissariato è tragica: 19 dipendenti e una sola autovettura… con oltre 150000 chilometri.

A vedere dalle valutazioni fatte dal nostro Governo, il problema della corruzione deve essere praticamente risolto… o quantomeno non deve essere una priorità.

In realtà, quello che chiedo al governo in maniera provocatoria, è una presa di posizione sull’esistenza o meno di un fenomeno diffuso di corruzione in Italia. Se la risposta è negativa, vuol dire che deve esserci una spiegazione diversa per i dati della corte dei Conti.

Se al contrario la risposta è positiva, è opportuno interrogarsi sulla coerenza delle scelte effettuate sinora da questo governo che sono andate, tragicamente, in senso opposto ad una lotta concreta a queste problematiche.

Ritornando quindi al caso Bertolaso, è improbabile che i magistrati abbiano preso un abbaglio. Sicuramente si sono verificati dei gravi atti di corruzione ma sono pienamente cosciente che una persona nella posizione di Bertolaso può essere facilmente vittima di accanimento e illazioni per fatti per i quali probabilmente non è direttamente responsabile.

Ancora una volta mi fermo qui, senza pronunciare in merito giudizi. Esiste un magistrato in cui io, come tutti dovremmo, ripongo piena fiducia.

Mi permetto però di fare una considerazione in chiusura di questa nota, che è un auspicio forte per il futuro, affinchè episodi del genere non si verifichino più: ancora una volta la palla passa al cittadino.

Si deve infatti diffondere una nuova cultura di scelta del candidato a ricoprire incarichi pubblici.

Una cultura che premi l’onestà!!!

Mi riferisco ad un intervento del procuratore antimafia Grasso che osservava che, se non si cambiano le cose, si continueranno a preferire assessori datati e abituati a mettere le mani negli appalti per lucro: essi scalzeranno sistematicamente i giovani, spesso fuori fai giochi, continuando, anche una volta promossi in regione o in parlamento, ad anteporre il proprio personale alla missione affidatagli dagli elettori.

Quali leggi potrà promuovere e difendere una persona così? A voi il giudizio.

Nessun commento: