Un parlamentare che viene eletto ha
il dovere morale, civile, politico di dare tutto se stesso e lavorare. Chi non lo fa ne deve rispondere ai
suoi elettori e a tutta la nazione. Il lavoro di un parlamentare che si
rispetti è duplice: una parte riguarda la sua attività a Roma, un’altra
riguarda l’ascolto della voce dei cittadini per far fronte alle loro esigenze.
Oggi, invece, vince ancora il qualunquismo e la demagogia di un gruppo parlamentare
che pur di dimostrare, a tutti i costi, che ci sono delle difficoltà
decisionali si mette a fare un inutile ostruzionismo che va a discapito della
situazione italiana che necessita, invece, di decisioni. Gli ordini del giorno
presentati alla Camera da rappresentano una perdita di tempo che va a discapito
delle persone bisognose che necessitano di confronto e risposte. La mia
attività politica è sotto gli occhi di tutti. Una volta lasciata Roma sono a
completa disposizione dei cittadini. Non esistono sabati, domeniche o festivi. Vivo
costantemente il mio territorio per conoscerne le difficoltà e le esigenze.
Disdire gli impegni e l’attività per lavorare a Roma è un conto, ma perdere il
contatto con il territorio, anche solo per un giorno, a causa di un ottuso
ostruzionismo che non condurrà a niente è doloroso. Ancora una volta si scrive
una brutta pagina della politica, ancora una volta si ribalta la verità pur di
portare avanti una assurda ‘caccia alle streghe’. Chi gioca con le istituzioni
per il solo gusto di imporre la dittatura della minoranza preferisce stare a
Roma a scaldare le sedie lasciando da parte le esigenze del territorio e
andando a ledere il lavoro dei parlamentari. Chi invece lotta tutti i giorni
per costruire un’Italia migliore attraverso il confronto è costretto a disdire
appuntamenti. L’ostruzionismo della minoranza è logico e ha senso quando non si
va a ledere gli interessi dei più deboli. Ci sono disoccupati, associazioni di
malati e dei loro familiari che hanno pagato sale convegni e hanno messo in moto
importanti macchine organizzative, pur di dar voce alla loro speranza e
spiegare la propria situazione. Invece non potranno confrontarsi con nessun
rappresentante istituzionale. Tutti noi perdiamo così l’opportunità di
costruire percorsi progettuali per migliorare le condizioni dei più bisognosi.
E’ difficile accettare tutto questo per l’irresponsabilità di chi preferisce
stare a Roma e rincorrere un titolo sul giornale.
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