Immigrati e inclusione sociale è
la storia di un percorso caratterizzato da restrizioni, ostacoli e barriere. All’interno
della società italiana, già da qualche anno ma soprattutto negli ultimi periodi
si è assistito ad una recrudescenza di sentimenti xenofobi nei confronti degli
stranieri, nonostante gli appelli provenienti da più parti all’accoglienza nel
rispetto dei diritti umani costituzionalmente sanciti e riconosciuti a livello
europeo e nel rispetto della sicurezza e delle leggi dello Stato italiano. Tutto questo in un Paese, l’Italia, dove l’immigrazione sempre
di più si costituisce come fenomeno strutturale. Inserimento, integrazione,
inclusione sono tre termini che disegnano un intero percorso:
l’inserimento vissuto come primo
passo dell’accoglienza all’interno delle singole comunità deve, poi,
necessariamente evolvere verso il perseguimento di una vera integrazione, cioè
non solo una “presenza” all’interno di una comunità ma una “presenza attiva”,
con l’obiettivo finale di una loro inclusione, cioè di un interscambio positivo
e di reciproco riconoscimento di valori culturali di cui ciascuno è portatore. Certamente,
possono cambiare gli strumenti e le strategie di perseguimento dell’obiettivo
finale, in quanto va tenuto conto dei vari contesti di luogo in cui esso è
chiamato a realizzarsi. Quindi, è quanto
mai utile e interessante il lavoro che è stato fatto, e si sta facendo, con
riferimento alle realtà dei piccoli comuni, laddove si pensi che circa la metà
degli stranieri in Italia risiede stabilmente in un comune sotto i 20mila
abitanti. Così come mi preme sottolineare l’importanza e la necessità prevista
nella terza fase del progetto di “promuovere lo scambio di buone pratiche” tra
gli attori strategici dei piccoli comuni coinvolti. Tutto questo è molto
importante perché credo che i processi di integrazione e, ancor più, di
inclusione siano difficilmente realizzabili in modo spontaneo ma devono vedere
in prima fila le istituzioni pubbliche affinché stimolino i cittadini a
lasciarsi coinvolgere in progetti che li rendano protagonisti per costruire una
comunità coesa all’interno della quale liberi individui siano disposti a darsi
reciproco sostegno per raggiungere obiettivi comuni. Oggi, non intendo
limitarmi al “grazie” per il lavoro fin qui svolto ma anche e soprattutto vuole
essere un augurio per il proseguimento del cammino iniziato, affinchè il Paese
dei mille campanili possa avere tante campane che insieme, in modo armonico,
possano far sentire il senso dell’appartenenza ad un’unica Nazione.