D.D.L. 3291
Norme per consentire il trapianto parziale di polmone,
pancreas e intestino tra persone viventi
Il 22 maggio
scorso, in sede di discussione generale sul ddl in discorso, all’interno della
12 Commissione, auspicavo una rapida conclusione dell’iter legislativo;
l’odierna discussione in Aula, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva,
vede realizzato il mio auspicio.
Perché era, ed
è, necessaria la conclusione dell’iter legislativo, dopo l’approvazione alla
Camera dei Deputati lo scorso 8 maggio?
Non si tratta di
colmare un vuoto legislativo. Infatti, in Italia, già oggi, si possono
realizzare trapianti da viventi; il problema è che occorre passare dalle
autorizzazioni caso per caso a norme che abbiano una valenza generale, evitando
quindi la richiesta di singole autorizzazioni. Dico questo perché c'è un
decreto del 2000 che attribuisce ad una commissione definita «terza» le
autorizzazioni nei casi di trapianto fra viventi, senza peraltro indicare
specificatamente il singolo organo.
Il problema che
abbiamo di fronte, quindi, non è: trapianto da vivente sì o no, bensì consiste
nel dare una risposta chiara ed efficiente a quei molti malati che avrebbero
bisogno di un trapianto ma, dato che gli organi sono pochissimi e largamente
insufficienti, alimentano lunghe liste di attesa e spesso interviene la morte
prima che arrivi l'organo donato da un donatore deceduto o vivente.
Innanzitutto
occorre dire che si tratta di donazione fra viventi che non è sostitutiva della
donazione da cadavere ma è aggiuntiva ad essa: anche questo è un aspetto che
bisogna tener presente per non alimentare aspettative che poi sarebbe difficile
soddisfare.
Il primo
obiettivo di questa legge deve essere quello di far nascere una nuova
sensibilizzazione intorno al valore della donazione degli organi.
Nel nostro Paese
vige una disciplina importante, siamo all'avanguardia in Europa per quanto
riguarda l'organizzazione dei trapianti e del sistema dei trapianti all'interno
del sistema sanitario; negli ultimi due decenni l'attività di trapianto
d'organi è diventata molto ampia in conseguenza dello sviluppo di competenze
mediche di alto livello e soprattutto dello sviluppo di una rete organizzativa
nazionale coordinata dal Centro nazionale trapianti dell'Istituto superiore di
sanità.
In alcune
regioni italiane, purtroppo non in tutte, l'attività di donazione di organi da
cadavere è stata affrontata in modo sistematico, sviluppando strategie
organizzative specifiche affidate a professionisti a ciò dedicati. È infatti
evidente come la disponibilità dei donatori sia l'elemento principale che
determina la possibilità di eseguire i trapianti. In altre regioni, invece, il
processo, anche organizzativo, è maturato più lentamente e questo è un problema
su cui riflettere, su cui ragionare e probabilmente anche su cui investire
risorse e attenzioni.
In 20 anni il
numero dei trapianti è quadruplicato; tuttavia, emerge quale elemento di
preoccupazione, il fatto che in questo periodo l'età media dei donatori è
andata progressivamente aumentando, passando dai circa quarant'anni del 1992 ai
sessantacinque anni del 2011. L'invecchiamento dei donatori infatti, se è
ovviamente espressione anche di un dato positivo, comporta, allo stesso tempo,
minori possibilità di trapianto per i pazienti giovani e per coloro che hanno
necessità di organi che non possono essere donati in età avanzata. In questa
situazione in cui la donazione da cadavere ha già dato molto, è indispensabile
che il nostro Paese si adegui agli standard internazionali in termini di
trapianto da donatore vivente ed è quello che con questo provvedimento noi
facciamo oggi.
Probabilmente si
tratterà di attività numericamente meno rilevanti, perché gli organi in oggetto
(il pancreas, il polmone e l'intestino) sono assai delicati e meno
frequentemente trapiantabili. Si tratta, comunque, di un'attività necessaria,
perché rivolta al beneficio di persone, spesso giovani e bambini, che per
ragioni mediche non possono attendere a lungo o che per ragioni biologiche sono
svantaggiati nella ricerca di un donatore cadavere compatibile. Si tratta,
quindi, di un'attività rivolta a tutelare le persone che per la gravità della
propria patologia, per età giovanile o per ragioni biologiche, sono oggi
involontariamente più svantaggiate di altre in un sistema basato solo sulla
donazione da cadavere.
Quindi, il
disegno di legge in esame, in questo senso, fa davvero realizzare dei passi in
avanti molto importanti, sia perché ha un valore sociale e umano assai forte
sia perché si basa sulla validità dei principi ispiratori dal punto di vista
sia scientifico sia clinico. Esso rappresenta una promozione di cultura e
conoscenza della donazione che tutti insieme dobbiamo fare.
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