domenica 9 gennaio 2011

Attacchi in Egitto: Riflettiamo sul messaggio Cristiano

Care amiche e cari amici,

l'attentato di Capodanno alla chiesa copta ortodossa di Alessandria e la crisi che ne sta conseguendo in Egitto, l'attacco ai cristiani in Nigeria e lo scontro in Italia riguardo l'integrazione delle diverse fedi religiose che i media hanno portato alla cronaca mi ha colpito profondamente.
“L'attacco barbaro e vile” come l'ha definito il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha così in me incrementato la voglia di riflettere su questo conflitto.

Nicolas Sarkozy ha parlato di “un piano di epurazione per i cristiani d'oriente” e a sostegno di questo pensiero vi sono diverse cause: le misure repressive di Mubarak e l’assenza di una reale democrazia fomentano i fondamentalisti islamici che vedono la possibilità di prendere il controllo dell’Egitto. Se tale scenario dovesse realizzarsi la situazione internazionale sarebbe messa a dura prova. Molti Iman hanno fatto arrivarre la loro condanna e solidarietà.

In Italia invece tra le molte voci che si sono levate sopra i problemi a carattere socio-religioso che si sono presentati recentemente ho molto apprezzato quella dell'Arcivescovo di Milano. Il cardinale Tettamanzi che nel Discorso alla città dell'anno scorso criticando la giunta di Letizia Moratti e le istituzioni sui temi della moralità e dell'accoglienza, invitando gli amministratori al "solidarismo ambrosiano" scatenò una polemica nazionale sul tema.
L'attacco dell'Arcivescovo alla raffica di sgomberi che aveva colpito 250 rom di un accampamento abusivo alla periferia della città aveva subito avuto eco sulla Padania, in cui ci si è chiesti se Tettamanzi fosse vescovo o iman. La Lega Nord nella figura del proprio Leader Umberto Bossi ha sostenuto òa tesi che “se facciamo venire troppa gente che porta le proprie di tradizioni la nostra sarà a rischio”.

Ed è qui che si evolve la mia riflessione che vorrei con voi condividere. Dobbiamo difendere la religione cattolica in quanto traditio di una popolazione, terrirorio, o dobbiamo viverla come un esperienza personale e poi comunitaria seguendo propositi che sono ben lontani dalla chiusura che ora si vorrebbe effettuare nei confronti dei nostri prossimi? Il problema dell'integrazione certamente passa anche sul lato religioso, è innegabile.

La fede è un dono che caratterizza la vita di coloro che lo possiedono e io come cristiana cattolica ho sempre posto nella mia vita i valori che fanno parte del messaggio evangelico. Amore per il prossimo, solidarietà, carità, mi hanno sempre affascinata. Valori che certamente non devono essere intesi esclusivi nel cristiano. Ma la religione non deve mai in nessun caso portare all'intolleranza e degenerare nella violenza come in Egitto.

Proprio per questo non alzerei i toni con slogan che hanno solo il merito, se così lo si può chiamare, di dividere. Perchè la proposta della fede di qualsivoglia credo sta nel condividere.
Mi viene in mente mentre scrivo l'insegnamento di Gesù: “ogni volta che l'avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me.” (Mt 25,40) a dar testimonianza una volta di più del messaggio d'amore e rispetto reciproco presente nel Vangelo.
Come cristiani non dobbiamo farci confondere da echi politici e continuare come sempre abbiamo fatto a sostenere il dialogo tra le religioni e l'apertura.

Per questo invito tutti i politici di qualsiasi parte politica ad abbassare i toni e a proporre invece di abbaiare al problema delle soluzioni che siano d'accoglienza nei confronti dei nostri prossimi. Non siamo soli e spero che non vorremo esserlo.

Augurandomi con voi che le problematiche sopradette sul nostro terrirorio e i conflitti che stanno colpendo i cristiani nel mondo termino al più presto
Senatrice Franca Biondelli

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