Si sono svolte ad Assisi le due giornate dedicate dal Governo ai temi del dialogo interreligioso. Si tratta del ‘Terzo tavolo incontro per l’integrazione”. La città che nel 1986 è stata scelta da Giovanni Paolo II come luogo per la preghiera in occasione della Giornata della pace. Da allora Assisi è conosciuta in tutto il mondo, come simbolo di pace, di riconciliazione, simbolo di fratellanza. Per questo, da qui, in un momento di tensioni in cui c'è' chi specula sull'odio, sulla discriminazione, sul risentimento, alimentando l'idea della lotta fra civiltà e fra culture, vorremmo partisse un messaggio di conciliazione e di pacificazione. Sono felice di poter dire che è stata una due giorni riuscitissima. Ringrazio tutti i partecipanti che ci aiutano in questa missione che ha per me un profondo significato politico perché sono convinta che solo così si può costruire quel dialogo interculturale che è il fattore vincente delle democrazie più avanzate. Sono particolarmente contenta di constatare come, negli ultimi mesi, le occasioni di dialogo tra le religioni e delle religioni con le istituzioni offerte dal Tavolo siano operative ed efficaci e possano concretamente incidere sul cambiamento. Grazie alla denuncia fatta nell’incontro del 4 febbraio dalla Conferenza evangelica nazionale, rispetto alla legge della Regione Lombardia n. 2 del 2015 comunemente nota come “legge anti culto” o “legge anti moschee”, ho chiesto all’UNAR di elaborare un parere giuridico su tale legge sulla base del quale il Governo l’ha poi impugnata per incostituzionalità (violazione art. 117 e 118 comma 3). Questo è un segnale importante che il Governo ha voluto dare e anche un ulteriore passo nel cammino di costruzione di un dialogo. Il cammino verso il dialogo è difficile soprattutto in un momento in cui il terrorismo cerca di creare lo scontro e la contrapposizione, tutta strumentale e ideologica, tra le religioni e nelle religioni. L’antidoto più efficace contro ogni forma di violenza e discriminazione è appunto l’educazione all’ascolto attivo, al dialogo, alla scoperta e al riconoscimento delle differenze come ricchezza e fecondità. La scuola è il primo spazio pubblico in cui queste differenze sono oggi più visibili. In questo passaggio storico epocale che vede nuove fasi dei rapporti tra le religioni di quelli con le istituzioni statali ed europei emerge il ruolo strategico della scuola nella evoluzione delle comunità locali in comunità sempre più variegate dal punto di vista culturale e religioso. La tutela della libertà religiosa in ambito scolastico pone molteplici problemi sia sotto il profilo dei diritti individuali sia dal punto di vista dei diritti collettivi. Nel ringraziare nuovamente tutti gli intervenuti, ci tengo in particolar modo a nominare i Frati del Sacro Convento di San Francesco di Assisi ed in particolar modo Padre Enzo Fortunato nonché Padre Mauro Gambetti per quanto fatto in questi giorni. Un sentito grazie va a Marco De Giorgi Direttore Generale Unar che ha organizzato questo appuntamento.
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