INTERROGAZIONE A
RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE
BIONDELLI - Al Sig. Ministro della Salute, al Sig.
Ministro degli Affari Regionali, al Sig. Ministro dell’Economia e delle Finanze
Premesso che
con la Legge Regionale 28 marzo
2012, n° 3, la Regione Piemonte ha costituito le Federazioni Sovrazonali (FS),
“al fine di promuovere il passaggio del servizio sanitario regionale da una
fase caratterizzata dalla centralità aziendale e da logiche competitive ad una
nuova fase orientata alla cooperazione interaziendale ed alla realizzazione di
reti integrate di offerta” (articolo 2, L.R. 3/2012);
ad esse (Federazioni) sono state
affidate le seguenti funzioni:
a)
piani di acquisto annuali e pluriennali e
approvvigionamento di beni e servizi, ad eccezione dei servizi socio-sanitari;
b)
gestione del materiale, dei magazzini e della
logistica;
c)
sviluppo e gestione delle reti informative e
digitalizzazione del sistema;
d)
gestione del patrimonio immobiliare;
e)
programmazione degli investimenti;
che in tema di approvvigionamento
di beni e servizi, la stessa Regione Piemonte aveva in precedenza provveduto
alla creazione (ed è tuttora esistente) la S.C.R. (Società di Committenza
Regionale) con l’obiettivo di ottimizzarne l’acquisizione;
Rilevato che
la creazione delle FS,
sostanzialmente, dal punto di vista organizzativo richiamava la precedente
previsione delle “aree sovrazonali”, con la differenza – non di poco conto in
tempi di spending review – che tali aree sovrazonali non determinavano alcun
aggravio di spesa a carico del servizio sanitario regionale, essendo solo uno
strumento per la gestione interaziendale di tematiche comuni;
in tal modo, al numero di 19
Aziende Sanitarie (Locali, Ospedaliere ed Ospedaliere Universitarie) si
aggiungono 6 Federazioni Sanitarie, determinando il passaggio da 19 Direttori
Generali a 25 (infatti, ai fini retributivi l’Amministratore Unico delle FS è
sostanzialmente equiparato al Direttore Generale di ASL);
Preso atto che
da fonti giornalistiche (es.: La
Stampa, 22 maggio 2012) si è appreso che il Ministero per gli Affari Regionali
ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge di riforma della sanità
piemontese, anche per la mancanza di copertura finanziaria delle nuove
Federazioni Sanitarie;
sempre da fonti giornalistiche,
sul punto, la posizione della Regione Piemonte nega ulteriori oneri finanziari,
asserendo che i costi dei nuovi Amministratori Unici sono pareggiati
dall’accorpamento di 3 Aziende Sanitarie in una unica;
Rilevato che
tale risposta appare
insufficiente, in quanto il risparmio di 2 indennità non può coprire la spesa
di 6 nuove indennità, peraltro di importo superiore alle prime;
Considerato, inoltre, che
la legge regionale in discorso
nulla dice in tema di gerarchia delle competenze: infatti:
- il Consiglio di Amministrazione della FS è composto
dai Direttori Generali delle ASL che la compongono;
- il Consiglio di Amministrazione, nomina
l’Amministratore Unico designato dalla Regione;
- l’Amministratore Unico ha funzioni di
programmazione e controllo di rilevanti attività che la Legge Nazionale
riserva alle singole ASL;
la conseguenza di tale situazione
porterebbe ad avere un soggetto (il Direttore Generale di ASL) che è
controllore dell’Amministratore Unico (in quanto è componente del CdA che lo ha
nominato) ed è controllato dall’Amministratore Unico (in quanto esplicitamente
prevista la funzione di controllo nei confronti delle ASL);
tale confusione organizzativa si
ripercuote anche sul personale; la legge regionale prevede che le persone che
operano per la FS rimangano dipendenti delle proprie Aziende Sanitarie,
conservandone i relativi trattamenti stipendiali. Tale scelta comporterà
inevitabilmente delle disuguaglianze di trattamento retributivo, in quanto i
singoli contratti integrativi aziendali prevedono differenze – a volte anche
sensibili – nella parte relativa alla retribuzione di risultato e ad altre voci
variabili. La conseguenza inevitabile è che persone che svolgono le stesse
mansioni all’interno della FS percepiscono stipendi differenti;
in data 22 ottobre 2012 è stato
depositato avanti al TAR Piemonte il ricorso predisposto dall’Organizzazione
Sindacale Confedir-Sanità contro il provvedimento di creazione delle FS;
Preso atto, ancora, che
fonti giornalistiche riportano le
affermazioni – in data 18 ottobre 2012 – dell’Assessore alla Sanità secondo la
quale “la Regione Piemonte è tecnicamente fallita”, atteso che il debito
complessivo ammonta a 10 miliardi di euro, di cui 900 originati dal servizio
sanitario regionale;
il sito ufficiale della Regione
Piemonte – il giorno successivo: 19 ottobre 2012 – rileva che “i conti della
sanità piemontese non sono fuori controllo e la Regione non è fallita”;
la relazione che la Sezione di
Controllo per il Piemonte della Corte dei Conti, in data 16 ottobre 2012, ha
presentato alla Commissione parlamentare di inchiesta della Camera dei Deputati
sugli errori sanitari e le cause dei disavanzi sanitari regionali ha rilevato
che non esistono i bilanci del settore sanitario per gli anni 2010 e 2011 e che
i debiti del settore sanitario piemontese ammonterebbero a 4,7 miliardi di
euro;
si interroga
il Sig. Ministro per gli
Affari Regionali per sapere se corrispondano al vero le notizie circa
l’impugnazione avanti alla Corte Costituzionale della legge di riforma della
sanità piemontese, ed in caso affermativo, per conoscere lo stato attuale
dell’impugnativa stessa;
il Sig. Ministro della Salute
per sapere
- se ha contezza della situazione che si è venuta a
creare nella Regione Piemonte con l’attivazione delle Federazioni
Sanitarie, sia tra i dipendenti del settore sanitario sia tra la
popolazione;
- quali iniziative, rientranti nelle proprie
prerogative ministeriali, intenda assumere in merito alla creazione delle
Federazioni Sanitarie ed al loro funzionamento, anche nell’ottica degli
adottati ed adottandi provvedimenti in tema di spending review;
il Sig. Ministro dell’Economia
e delle Finanze per sapere quale sia il reale stato di consistenza
finanziaria del settore sanitario della Regione Piemonte, atteso che le cifre
diffuse relativamente al debito regionale risultano quanto mai discordanti tra
di loro ed ingenerano confusione ed incertezza sul futuro delle prestazioni che
potranno essere garantite alla popolazione piemontese.